Il pesce azzurro è buono, nutriente e poco costoso. Con pochi euro, si acquista un chilo di alici e con un chilo di alici ci si può cucinare antipasto, primo e secondo per una famiglia. Con gli sgombri si preparano piatti sopraffini, con i sardoncini ci si può sbizzarrire… ma tutto questo a patto che il pesce sia davvero fresco. Cucinare il pesce azzurro può essere una sfida piacevole: è considerato il classico ‘pesce povero’ dei nostri mari, ma in realtà è un prodotto versatile che si presta a ogni tipo di cottura e a ogni tipo di piatto, inoltre ha una dote di valori nutritivi davvero eccellente. Insomma, presentare una cena interamente a base di pesce azzurro, dall’antipasto al secondo, può farvi salire nella classifica dei masterchef nostrani, purché il pesce deve essere freschissimo. Niente trucchi, insomma, perché appena appena non fresco, il pesce azzurro si rivela il peggior alleato d’ogni cuoco.
Come si può riconoscere la freschezza del pesce azzurro
Avvicinandoci al banco del pescivendolo, il pesce fresco si riconosce perché ha un bel colore vivo, argenteo, lucente. Se i colori non sono vivaci, ma smorti, spenti, il pesce non è fresco.
Deve avere una buona rigidità e la pelle deve essere scivolosa e soda, perché un pur minimo accenno di flaccidità è indice anch’esso di pesce non fresco. Come per la carne di tonno o pesce spada, la prova del dito non sbaglia: se restano impronte, significa che la carne è flaccida e il pesce non è fresco. Se il pescivendolo non vi lascerà toccare il pesce, ebbene chiedete a lui di fare la prova dell’impronta!
Se ha un profumo di mare o di alga, bene, ma se odora di pesce significa che il processo di ossidazione è già cominciato.
Gli occhi devono essere lucidi, trasparenti. Se gli occhi del pesce sono spenti, opachi, cambiate pescivendolo!
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