Bizulà ovvero il pane del marinai di Cattolica, quelli del tempo antico, quando si stava in mare alcuni giorni e il pane fresco non c’era e bisognava portare a bordo prodotti che si conservassero bene. Biscotto letterario, considerato che lo cita anche il fanese Giulio Grimaldi.Meno ‘famoso’ della piadina romagnola ma non meno buono, questo pane che assomiglia a un tarallo, ha una storia centenaria che puoi scoprire a Cattolica, ultima propaggine della Romagna geografica. Cittadina vivace e divertente, una delle prime a puntare sui grandi eventi culturali (Cosa fanno oggi i filosofi? rassegna che anticipò il festival della filosofia di Modena, il Mystfest, rassegna del giallo) e da sempre centro del buongusto, qui è ancora possibile trovare la vera cucina romagnola di riviera.
Ed è a Cattolica che puoi gustare questo antico e strano pane, il cui nome deriva dal veneziano “bozolatus”, a sua volta figlio del tardo latino “bucellatum”, cioè bucella, parola di origine dialettale che significa “piccol boccone, bocconcino”, come recita il vocabolario della lingua italiana dell’abate Giuseppe Manuzzi del 1833.
Nel dialetto cattolichino, il bizulà è l’antico pane dei marinai, un biscotto a forma di anello, che chi si imbarcava portava con sé in buone quantità, insieme al vino, perché la fine gastronomica del bizulà è proprio questa: essere inzuppato e ammorbidito nel vino e gustato con calma, assaporandone il sapori del tempo antico.
L’anello del bizulà aveva una funzione pratica: ci si passava una cima e si inanellavano biscotti su biscotti, formando delle vere e proprie collane che si portavano a tracolla e poi si appendevano all’interno della barca, nella stiva, lontane dai topi.
Tornati a casa, il bizulà si consumava al desco familiare, in particolare insieme al brodetto di Cattolica o al brodo di pesce, due piatti che oggi possono sembrare complicati da preparare, ma la cui origine è, come quasi sempre nella cucina italiana, la povertà, poiché il brodetto veniva preparati con i pesci più spinosi, oppure quelli rotti che non potevano essere venduti al mercato, mentre il brodo era ottenuto con scarti, teste e lische.
Anche lo scrittore fanese Giulio Grimaldi, nel suo romanzo di ambiente marinaresco “Maria Risorta” del 1908, cita il bizulà, oggi entrato a pieno diritto nell’elenco di prodotti tipici e tradizionali della Regione Emilia Romagna.
Bizulà: ingredienti
500 gr. di Farina
25 gr. di lievito di birra
Sale
Olio extravergine di oliva
Acqua
Bizulà: preparazione
Ingredienti semplici e preparazione semplice: inizia la preparazione sciogliendo il lievito di birra in poca acqua tiepida, poi uniscilo alla farina.
Aggiungi un pizzico di sale e poco olio. A questo punto devi impastare, lavorando gli ingredienti affinché venga fuori un impasto omogeneo. Puoi usare una impastatrice, naturalmente, che ti farà risparmiare tempo e fatica, però, almeno per una volta, potresti provare a farlo a mano, vedrai che il sapore sarà migliore!
Quando l’impasto è pronto, bello morbido e liscio, devi formare, sempre a mano, degli anelli piuttosto grandi, che abbiano un diametro di circa 20 centimetri. Lasciali lievitare coperti da un panno. A lievitazione ultimata, cuoci a forno caldo a 180 gradi fino a quando i bizulà non avranno una invitante doratura.