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Anice stellatoNatale, inverno, freddo. Che c’è di meglio del vin brulè per riscaldarsi, allontanare il raffreddore e soprattutto per dare un tocco di allegria all’atmosfera natalizia?
Il vin brulè è una preparazione a base di vino rosso (in taluni posti usano anche il vino bianco) non solo italiana, tipica di diverse zone montane, ma è conosciuta un po’ in tutta Europa ed è facile trovarla per la strada nei tanti mercatini natalizi. Il nome arriva dal francese parlato in Val d’Aosta (brulè significa bruciato), in Piemonte è il in Francia è chiamato Vin Chaud, in Germania Glühwein, dal tedesco, mentre per gli inglesi è il Mulled Wine.
Vin Brulè, un vino caldo, rilassante e terapeutico
La preparazione è molto semplice e anche i tempi di cottura sono piuttosto celeri, la sola difficoltà è orientarsi nelle mille ricette diverse: in alcune sono previste erbe aromatiche come alloro e rosmarino, in altre l’arancio va a fette, in altre ancora si adopera solo la scorza, in certe zone non mettono il limone e in altre sì, alcuni consigliano la mela a buccia rossa altri a buccia gialla, in qualche ricetta è previsto il ginepro, e così via.
Il vin brulè non solo è buono, ma fa anche bene. I monaci medievali non avevano dubbi sui benefici dei vini salutari, di cui scrivevano negli antichi ricettari. Noi possiamo dire che i suoi intensi profumi rilassano e donano tranquillità, inoltre il vin brulè può rafforzare il sistema immunitario e aiutare a combattere le malattie invernali. Vediamo come.
I tannini del vino, ad esempio, hanno una buona azione virale e sono nemici naturali delle proteine dei virus (il vino rosso, non dimentichiamolo, contiene anche la quercetina). I chiodi di garofano sono validi antibatterici, la scorza di limone ha proprietà balsamiche e antisettiche, la cannella aiuta a contrastare
La scelta del vino
Questo è un capitolo che sicuramente non troverà tutti concordi: che vino adoperare? Barolo? Teroldego? Sangiovese? E di che cantina? Deve essere un vino costoso o vanno vene i vini in cartone?
Senza tema di smentita, possiamo affermare che nell’antichità il vino si faceva bollire proprio per coprire eventuali pecche. Spesso si trattava di vino andato a male, di resti di vini di uvaggi diversi e messi insieme appositamente per la preparazione del “vino bruciato”, quindi non è che si badasse granché alla qualità, all’uvaggio, all’annata…
Sulla tipologia del vino,ogni zona avrà il suo ‘giusto’ vino: Barolo o Barbera in Piemonte, in Alto Adige il Pinot Nero, in Trentino il Teroldego, in Emilia Romagna il Sangiovese, nelle Marche il Rosso Piceno, in Abruzzo il Montepulciano d’Abruzzo. Insomma, pretendere di adoperare esclusivamente un certo tipo di vino lo trovo irragionevole.
Un buon vin brulè non può essere prodotto con vini scadenti, ma nemmeno si può pretendere di sacrificare un Barolo d’annata alla bollitura! Un giusto compromesso è possibile. Occorre adoperare un rosso corposo, di buona gradazione; io utilizzo un Barbera d’Asti, di 14 gradi, acquistato a poco meno di nove euro e il risultato è ottimo.
Curiosità
C’è chi fa risalire la ricetta del vin brulè al medico greco Ippocrate, sicuramente gli antichi romani utilizzavano un vino speziato caldo e dolcificato col miele, descritto da Apicio nel suo “De re coquinaria”.
In Svezia c’è un’antica preparazione chiamata glögg, che è un vino caldo speziato che in origine veniva bevuto come accompagnamento dei cibi durante i pasti e che poi si trasformò in una bevanda da dopo pasto, con l’inserimento del cognac. La ricetta attuale del glögg prevede vino rosso, cognac, anice stellato, zenzero, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, mandorle, arancia, uva passita e zucchero.
La ricetta del Vin Brulè: gli ingredienti
750 cl. di Vino rosso corposo (ho usato una bottiglia di Barbera d’Asti a 14 gradi)
1 mela da agricoltura biologica (ho usato una mela a buccia rossa)
1 arancio da agricoltura biologica
3 semi di cardamomo
3 chiodi di garofano
2 stecche di cannella
2 stelle di anice stellato
2 grani di pepe nero
2 o 3 scorzette di buccia di limone da agricoltura biologica
una grattuggiata di noce moscata
4 cucchiai di zucchero bianco
La preparazione
Preparare il vin brulè è questione di pochi minuti. Io procedo in questo modo: lavo mela, arancia e limone. Non dimenticare che di utilizzare frutta da agricoltura biologica, poiché dovrai utlizzarla con la buccia. Dopo averla lavata, taglio la mela a pezzetti e li verso in una casseruola dai bordi abbastanza alti. Passo poi a tagliare a fette l’arancia e con un coltellino taglio due o tre scorzette di limone, unisco arancia e scorza di limone alla mela.
A questo punto arrivano le spezie: getto nella casseruola tre semi di cardamomo, tre chiodi di garofano, due stelle di anice stellato, due grani di pepe nero, due stecche di cannella.
Ora verso quattro cucchiai di zucchero bianco e grattuggio un po’ di noce moscata. A proposito di zucchero: quando il vin brulè è quasi pronto, va assolutamente assaggiato e se a qualcuno piace più dolce, si può aggiungere altro zucchero. Secondo me quattro cucchiai sono la quantità corretta per una bottiglia di vino.
Dopo aver messo nella casseruola tutti gli ingredienti che serviranno a conferire aromi e profumi al nostro vin brulè, è ora di versare l’intera bottiglia di vino. Per esperienza, posso dire che gli ingredienti sono sufficienti anche per più di una bottiglia, se hai ancora vino, versane pure un’altro paio di bicchieri.
A fiamma bassa, con la casseruola coperta a metà dal coperchio, porto a bollore e una volta che lo avrò raggiunto metterò la fiamma al minimo, proprio bassa bassa, e continuo a far sobollire per altri dieci minuti.
C’è chi usa ‘flambare’ il vino, per bruciare il residuo di alcol, sinceramente a me piace che il vin brulè mantenga una minima gradazione, quindi è una pratica che evito.
A questo punto con un semplice colino filtro il vino e lo verso caldo in una tazza, mi metto davanti al camino e la serata prende tutt’un altro sapore… Alla salute e buone feste!