A San Costanzo si celebra da più di duecento anni, nella prima domenica di quaresima, la sagra polentara. Era, quindi, prevista lo scorso 6 marzo, ma a causa del brutto tempo è stata rinviata a oggi. Mi sono chiesto perché, in piena Quaresima, quindi in giorni di penitenza e digiuno, a San Costanzo si celebra tutt’altra festa?
Credo che sia un dubbio che più d’uno si sia posto, soprattutto pensando all’importanza che avevano, e forse hanno ancora, la quaresima e la pasqua nelle nostre tradizioni religiose e sociali.
Per capire meglio come mai la sagra polentara di San Costanzo si svolga in questo periodo, mi sono allora rivolto a due testi entrambi importanti per chi ama il territorio e la cucina della provincia di Pesaro e Urbino: il “Tutti a tavola” di Valentino Valentini e “San Costanzo a tavola” di Rolando Ramoscelli e Filippo Centanni.
Sagra polentara e Quaresima
Valentini nel 1983 scriveva: “Mi è stato riferito che (…) in effetti la manifestazione veniva organizzata per invitare i paesani alla penitenza dopo gli eccessi goderecci del carnevale appena passato; e la polenta, quella volta -cucinata come ora in piazza dagli antenati degli attuali polentari- veniva servita completamente scondita“.
Il libro di Ramoscelli, noto proprietario del ristorante “Da Rolando”, è più esaustivo e parte da lontano: dal Settecento, quando i nobili fanesi e pesaresi erano soliti chiudere le feste carnascialesche proprio a San Costanzo, ospiti dei conti Cassi. E nel locale teatro, i nobili facevano allestire l’ultima grande e trasgressiva festa di Carnevale.
“In piazza, ai piedi della gradinata che conduce al teatro -racconta Ramoscelli- facevano preparare una lunga tavolata dove veniva servita della polenta. Questa, in segno di penitenza, si mangiava scondita e in buona parte si distribuiva al popolo curioso e affamato“.
Secondo Ramoscelli, questa usanza va avanti fino alla metà dell’Ottocento. Nel proseguo, la sagra polentara di San Costanzo diventa discontinua, ma poi riprende regolare all’inizio del Novecento, grazie al carrettiere Alessio Morini detto Lezi. Inizialmente la festa si organizza il primo giorno della Quaresima, tant’è che non tutti la vedono di buon occhio, anche perché la polenta da scondita diviene condita e anche ben condita!
Lasciamo ancora la parola a Ramoscelli: “Gli ultimi giorni di Carnevale si mascheravano (…) e andavano nelle campagne per chiedere ai contadini piccole quantità di granoturco. Il primo giorno di Quaresima, in piazza veniva allestita una lunga tavolata nei pressi della quale si cucinava la polenta condita con le salsicce“.
Col passare degli anni, la sagra polentara venne spostata nel giorno di festa per eccellenza, la domenica, e diventò nei fatti un modo per far vivere il Carnevale una settimana in più, tanto che, ricorda sempre Ramoscelli, in questa occasione si allestivano carri allegorici e si preparavano gruppi mascherati.
Ancora oggi, la sagra polentara è accompagnata da musica, sfilate allegoriche, spettacoli folcloristici, e naturalmente ghiotte occasioni culinarie. Chi può, ci faccia un salto: la sagra inizia alle 14.30, e si fa ancora in tempo.